Gabriele Maestri ha puntualmente commentato le proposte di Regolamento sottoposte all’approvazione degli iscritti al Movimento 5Stelle. Dice Maestri che forse di questo importante documento si sarebbe parlato di più se si fosse chiamato Non regolamento, ma che, evidentemente, sono finiti i tempi in cui il Movimento poteva rivendicare la totale estraneità rispetto al mondo della politica tradizionale: anche perché dovrà prima o poi fare i conti con la disciplina sui partiti politici, di cui la legge 13/2014 rappresenta il primo passo.
Questo passaggio del ragionamento di Gabriele mi ha portato a riprendere il discorso che avevamo iniziato nelle scorse settimane a proposito dell’opportunità che vengano approvate delle regole sulla vita interna dei movimenti politici. Di fronte alla mia contrarietà, Gabriele mi ha fatto affettuosamente notare che: “il testo dell’articolo 49 fu frutto di una travagliata discussione in Assemblea costituente, tra chi voleva introdurre qualche forma di controllo sulla democrazia interna ai partiti (magari seguendo l’ispirazione di Moro e Mortati, secondo i quali non si poteva pensare a un sistema democratico se i partiti che lo animavano non fossero stati a loro volta democratici) e chi temeva ingerenze del potere nella vita dei partiti, fino alla messa fuori legge (timori soprattutto del Pci, che non voleva che il centralismo democratico applicato al suo interno fosse un motivo sufficiente per chi era al governo per sbarazzarsi del maggior partito di opposizione). La formula finale dell’articolo 49, derivata dalla proposta originale di Lelio Basso, risulta volutamente “fumosa”, come vale per ogni compromesso: lasciava aperta la possibilità e l’opportunità di regolare la vita interna dei partiti, senza dirlo esplicitamente”.
In maniera altrettanto affettuosa vorrei estendere all’amico studioso dei partiti il consiglio che Sylvio Forel rivolge ad Arya Stark nella prima stagione del Trono di spade. “Guarda con gli occhi!” dice infatti il maestro di danza alla sua allieva, invitandola a non farsi ingannare da ciò che conosce ma a concentrarsi su ciò che vede. In ambito calcistico, un concetto del tutto simile è stato espresso da Vujadin Boskov, con la celebre frase “rigore è quando arbitro fischia”. In altri termini, resto convinto del fatto che la Costituzione voglia quello che i suoi articoli dicono, non quello che gli stessi tacciono. Il fatto che Moro e Mortati fossero convinti di come non potesse esistere un sistema democratico senza partiti organizzati in modo democratico al loro interno, non cambia il fatto che l’art. 49 si limiti a dire che i partiti devono concorrere tra loro in maniera democratica, senza nulla aggiungere a proposito della loro organizzazione interna.
Quando parlo di diritto di partecipazione politica intendo dire che come ieri si è stati liberi di iscriversi a Forza Italia si è oggi liberi di aderire a un Movimento che consente al suo Capo politico di modificare le decisioni degli organi statutari. Se troppo dettagliata, una legge sui partiti limiterebbe questa libertà di scelta. Non bisogna infatti dimenticare che introdurre delle regole significa diminuire delle libertà. Dal mio punto di vista il diritto di partecipazione politica comprende infatti la libertà di proporre e praticare delle forme non democratiche di aggregazione politica, a patto che ciò avvenga su base volontaria e che, al momento di concorrere a determinare la politica nazionale, ogni movimento rispetti le regole del procedimento elettorale (attraverso le quali trova attuazione il precetto costituzionale relativo al metodo democratico).