Disconoscendo il risultato delle “comunarie” genovesi Beppe Grillo ha di fatto archiviato la democrazia diretta in salsa grillina. Se non si accetta il risultato del voto diventa infatti difficile continuare a sostenere che uno vale uno, o che le decisioni si debbano prendere dal basso e non dal vertice.
Il ruolo di Grillo all’interno del MoVimento è così definitivamente passato da quello di garante a quello di capo politico. Lo si è detto più volte, come si è detto che questa trasformazione non poteva che avere conseguenze importanti nelle dinamiche interne di quello che, al momento, viene considerato il primo partito italiano.
Vi chiedo di fidarvi di me, dice il “Capo”, perché lui conosce la “verità”. Sotto il profilo della teoria politica questo discorso si allontana da quello di Rousseau (il filosofo ginevrino al quale è dedicata la piattaforma online dei 5 Stelle), per avvicinarsi a quello dei contrattualisti tedeschi del ‘600 come Samuel von Pufendorf, e alla dottrina, sempre di origine tedesca, del dispotismo illuminato. In tale prospettiva, il monarca riceve dal contratto sociale il potere di tutelare i diritti naturali dell’uomo. Può farlo sulla base del presupposto che solo lui – anche grazie ai consigli dei suoi collaboratori – è in grado di conoscere quali sono i diritti da tutelare e il modo migliore per farlo.
Un esempio di questo modo d’intendere il governo è offerto dalle politiche sociali del Cancelliere Otto von Bismarck, che, nella seconda metà dell’800, diede ai tedeschi il primo sistema previdenziale del mondo, mettendo contemporaneamente fuori legge il partito socialista. In altre parole: spetta al governo decidere sui diritti dei lavoratori, non è quindi necessario che questi si organizzino politicamente per rivendicarli. Nell’illustrare queste misure il Cancelliere ha probabilmente detto qualcosa come: “fidatevi dello Stato”.
Tornando all’attualità, per una persona pragmatica come Grillo è senz’altro preferibile prendere in prima persona le decisioni che ritiene “giuste”, piuttosto che continuare ad affidarsi alle scelte della base. “Le nostre selezioni rispetteranno il voto online ma saranno rigorose”, dice il suo comunicato. Senza spiegare in che modo intenda conciliare il rigore col rispetto del voto online. Per il momento vince il rigore e perde la democrazia.