Giugno 2016: i sondaggi dicono Leave, le urne dicono Brexit. Novembre 2016: i sondaggi dicono Clinton, le urne dicono Trump. Evidentemente, master, phd e specializzazioni varie possono aiutare a capire i numeri ma non a conoscere le persone (sarebbe per esempio utile sapere in che modo vengono conteggiate le persone che si rifiutano di rispondere).
L’unico modo per conoscere gli altri sembra infatti quello di vivere come loro, mentre l’università, con le sue paranoie politicamente corrette sembra fare di tutto per isolare gli studenti dal mondo reale. Non può pertanto stupire il fatto che i giornali non abbiano capito il fenomeno Brexit e tantomeno il fenomeno Trump.
In entrambi i casi si dice che la paura ha prevalso sulla ragione, senza però chiedersi cosa ci sia di illogico nel ragionamento di chi pensa che quando le cose vanno male sia giusto cambiarle. L’hanno pensata in questo modo in Gran Bretagna (a prescindere da come voterà il Parlamento), l’hanno pensata in questo modo negli Stati Uniti, quando si è chiesto loro di scegliere tra la continuità incarnata dalla dinastia Clinton e il cambiamento proposto da Donald Trump.
In entrambi i casi la paura non ha guidato le scelte degli elettori ma ha avuto una certa influenza in quelle di chi si è schierato a supporto della continuità. Solo chi possiede qualcosa può avere paura di perderla. Non stupisce pertanto che a favore della Clinton ci fossero tutti i giornali, la stragrande maggioranza della classe politica, le web-company e la quasi totalità di chi in questi anni ha raggiunto risultati nel campo del cinema, della musica o della televisione. L’America che conta contava su Hillary per continuare a contare. L’America degli esclusi puntava su Trump per rimettersi in gioco e (per il momento) ha vinto.
Quello che continua a sfuggire ai vari commentatori è che, al di fuori del bel mondo, a nessuno viene in mente di anteporre i bisogni degli altri ai propri. Difficile chiedere solidarietà verso gli immigrati irregolari a chi ha perso il lavoro (e questo evidentemente vale anche per gli statunitensi d’origine ispanica, che si sentono minacciati dall’arrivo di persone disposte a lavorare per un salario più basso del loro). La classe politica spesso dimentica come il modo migliore per diffondere i valori della solidarietà verso gli altri sia quello di garantire i diritti ai propri concittadini: che risolti i loro problemi principali potranno dedicarsi a quelli altrui.
Parlando della democrazia americana De Tocqueville diceva che il popolo tende a votare per chi soddisfa i suoi piccoli e volgari piaceri. Ha dimenticato di aggiungere, anche perché lo dava probabilmente per scontato, che il popolo non vota per chi non soddisfa i suoi bisogni essenziali. Chi accetta il discorso della sovranità popolare farebbe bene a tenerlo presente.