Il dibattito di questi giorni, sull’opportunità di vietare il burkini (nelle spiagge francesi) o il burqa (negli uffici pubblici tedeschi), mette in evidenza uno dei maggiori interrogativi di questi tempi in tema di diritti civili.
Il tema, in definitiva, è quello della tolleranza di usi e costumi diversi dai nostri (per quanto, anche da noi, non risalga alla preistoria l’esistenza di esistenza di stabilimenti balneari con la separazione tra uomini e donne).
Da una parte si dice che ognuno dev’essere libero di vestire o svestire come gli pare, dall’altra si invocano divieti, sia per ragioni di ordine pubblico che in base a considerazioni sulla libertà delle donne: che verrebbe mortificata dall’obbligo di coprire il corpo, sia in spiaggia che fuori (anche se bisognerebbe tener presente l’alta probabilità che vietare il burkini significhi vietare a queste donne di andare in spiaggia). In sintesi: ci si chiede se sia più libera una donna costretta a coprirsi o se lo sia maggiormente una donna costretta a scoprirsi.
I difensori della libertà non accettano compromessi.Per loro costringere qualcuno a fare qualcosa contro la sua volontà e i suoi principi è sempre sbagliato. Qualsiasi obbligo o divieto sarebbe contrario alla tradizione liberale dell’Occidente in materia di libertà religiosa.
Bisogna però ricordare che uno dei pensatori che ha combattuto la battaglia per la tolleranza religiosa in Europa la pensava in maniera diversa.
Nella Lettera sulla tolleranza (1685) John Locke, il padre del liberalismo occidentale, riteneva necessario rispettare tutte le religioni tranne quella cattolica. Secondo Locke i cattolici, ubbidendo al Papa e non al Sovrano, avrebbero messo a rischio l’integrità del Regno d’Inghilterra.
La tradizione liberale ammette dunque dei limiti alla tolleranza. In particolare, quando questi limiti sono giustificati dal bisogno di difendere lo Stato e i suoi cittadini.
Si tratta di un argomento nel quale il buon senso dovrebbe prevalere sull’integralismo (compreso quello liberale). I motivi per vietare burqa o burkini andrebbero valutati senza pregiudizi ideologici.