A leggere le cronache di questi giorni, pare che Virginia Raggi debba preoccuparsi (anche) di contrasti in merito alla candidatura della città per le olimpiadi del 2024. Non sono in grado di dire se sia davvero questa una delle cause delle divergenze all’interno della nuova amministrazione capitolina, posso però dire che l’idea stessa della divergenza è incompatibile con lo spirito originario del Movimento 5 Stelle.
In politica, come dappertutto, niente si crea e niente si distrugge. Qualche anno fa si parlava della Lega come erede delle sezioni Partito comunista. Oggi, qualcuno vede nel Movimento di Grillo l’erede del centralismo democratico di stampo comunista (ma in realtà tipico di ogni formazione politica che si ispira agli ideali della democrazia). Libertà di discussione, unità d’azione, diceva Lenin quando illustrava la sua idea di funzionamento del partito: per cui i militanti discutono, votano e rispettano l’esito della votazione.
Secondo questa teoria, tra i militanti che devono rispettare le direttive del partito ci sono anche coloro che, grazie ai voti del partito stesso, sono stati eletti. Applicando questi principi al caso di Virginia Raggi si potrebbe dire: il Movimento ti ha dato l’opportunità di diventare sindaco, al Movimento devi rispondere del tuo operato.
Tornando al discorso delle olimpiadi: per poter applicare questo metodo è allora indispensabile conoscere la posizione dei 5 Stelle. Diventa a questo punto chiaro perché ho detto che l’idea della divergenza è incompatibile con lo spirito originario del Movimento. Alla domanda “vuoi tu che nel 2024 si tengano a Roma i giochi olimpici?” si può rispondere si o no, e, sopratutto, si deve rispondere con una sola voce.
Nel caso del vecchio Partito comunista questa voce sarebbe stata quella del segretario cittadino, che a sua volta, vista l’importanza della decisione, avrebbe tenuto conto delle direttive del segretario nazionale.
Rispetto a questo modello, la novità dei 5 stelle, o meglio, la scommessa dei 5 stelle, pareva quella di sostituire la voce della base a quella del vertice. Nel caso delle olimpiadi, ad esempio, ci si sarebbe aspettati un dibattito sui pro e sui contro della candidatura, per poi indire una consultazione online. A prendere la decisione sarebbe stata la maggioranza degli iscritti romani o, vista l’importanza della decisione, di quelli nazionali.
Vero che all’inizio dell’avventura parlamentare del Movimento questo metodo è stato utilizzato e ha dato problemi. In questi anni lo si sarebbe potuto perfezionare, e sicuramente chi sta sviluppando la piattaforma Rousseau ci sta provando. Non adottarlo in un caso relativamente semplice, come quello delle olimpiadi, può però far pensare che sia stato abbandonato. In tal caso, ci si dovrebbe chiedere cosa distingue il Movimento 5 Stelle dagli altri partiti.
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